La realtà virtuale nasce negli anni ’60 grazie a Ivan Sutherland, uno scienziato e informatico statunitense, che inventò il primo rudimentale visore, talmente pesante da dover essere appeso al soffitto e con una grafica wireframe (tecnica che disegna solo il bordo degli oggetti 3D, lasciati trasparenti al loro interno).
Ma è Palmer Luckey, studente californiano di 23 anni, ad aver inventato il moderno Oculus Rift.
Era l’agosto del 2012 quando il ragazzo avviò una campagna su Kickstarter per poter autofinanziare una versione moderna della realtà virtuale.
Nel settembre dello stesso anno, Oculus VR, la nuova società fondata da Palmer, era riuscita a raccogliere una somma superiore ai due milioni di dollari.
“Presto vivremo in un mondo dove ognuno avrà il potere di condividere e sperimentare varie ambientazioni, come se fosse lì di persona” spiega Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook che nel 2014 ha acquistato la società Oculus VR.
Ma com’è fatto l’Oculus?
La versione finale, quella messa in commercio ad inizio 2016, si basa sul prototipo Crescent Bay: peso ridotto del visore, due schermi per un campo visivo da 110°, latenza minore e sezione audio migliorata. L’esperienza è resa ancora più realistica dal tracciamento della testa a sei gradi di libertà e dalle cuffie integrate.
In Italia le spedizioni di Oculus sono partite a fine marzo, ma solo pochi privilegiati l’hanno già tra le loro mani, causa esaurimento scorte e liste d’attesa infinite.
Il suo prezzo è di 700 euro ma in commercio esistono altri modelli più economici, che funzionano inserendo lo smartphone in un apposito spazio.
Per tutti i curiosi che intendono sperimentare l’emozione della realtà virtuale, al Vigamus, Museo del videogioco di Roma, è stata allestita una Oculus room.
Si tratta di un’unica sala permanente dove i visitatori avranno l’opportunità di provare il nuovo Oculus Rift DK2 e vivere esperienze “straordinarie”.
Per maggiori informazioni, visitate il sito www.vigamus.com
Di Vanessa Merlini
7/6/2016