Agli esordi era tutto così semplice: la gente al limite dell’ignoranza aveva bramosia di sapere, nulla da nascondere e vero interesse nella conoscenza. La stampa era un trasmissione pura della notizia, nell’anonimato della pubblicazione e nella semplicità di una pagina stampata.
Poi, come in tutte le evoluzioni, note positive e negative hanno macchiato il giornale. Poi, il giornalismo è diventato grafismo, è diventato una lotta all’immagine, all’apparenza. Poi, il giornalismo è diventato un bombardamento mediatico, ricco di volti, firme e notizie fortemente soggettive, in bilico tra la verità e l’occultazione.
A cosa serve aver lottato per la libertà di stampa, quando si paga per il silenzio?
IL POST, film diretto da Steven Spielberg e lanciato nelle sale cinematografiche italiane il 1 Febbraio, nella sua classicità, ancora una volta affronta con forza il tema della libertà di stampa.
“C’è una scena, nel film “The Post”, in cui Meryl Streep nei panni dell’editore del “Washington Post” Kay Graham, deve decidere se pubblicare gli altri documenti dei Pentagon Papers.”– scrive Selvaggia Lucarelli nell’approfondito articolo “Il prezzo delle parole”. Pubblicarli e stare dalla parte dei cittadini, o fare accidentalmente scivolare i documenti nel dimenticatoio? Schierarsi davvero dalla parte della libertà di stampa o evitare una denuncia, il rischio di vedere per l’ultima volta un proprio articolo?
La Lucarelli non nasconde i fatti: lo stato di salute del giornalismo in Italia è dubbio, e i giornalisti ricevono costanti querele. Il 70% di esse vengono archiviate dal GIP, il 30% trovano fine in condanne.
IL POST racconta la storia che ruota intorno alla pubblicazione dei “Quaderni del Pentagono”, collocata agli inizi degli anni Settanta sul Washington Post. Di fronte alla volontà di occultazione dei documenti sulle strategie e rapporti tra Stati Uniti e Vietnam, la scelta di della direttrice Kay Graham e l’ostinato direttore Ben Bradlee (nel film interpretato da Tom Hanks) di pubblicare i Pentagon Papers è un inno alla libertà di stampa, dalla quale conseguirà una lunga battaglia.
È il quinto film per Tom Hanks sotto la regia di Steven Spielberg e il primissimo in assoluto, invece, per Maryl Streep. Oltre alla storia c’è di più? Alcuni sostengono che Spielberg si voglia appellare alle elitè americane, affinchè tornino a lottare per la libertà.
“Che succede se non li pubblichiamo? Perderemo. Il paese perderà!” – IL POST
di Federica Duani
29/01/2018