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“A MISURA D’ESTATE”: IL VADEMECUM DELLA DERMATOLOGA

05 venerdì 2024 visualizzazioni:

7 utili consigli dell’esperta di Doctolib.it per proteggere la pelle di adulti e bambini

All’inizio dell’estate sono sempre tante le domande e i dubbi che sorgono quando si tratta di preparare la pelle all’esposizione al sole, che sia su un lettino al mare o durante le camminate in montagna. Quesiti che riguardano tanto le abitudini di noi adulti quanto le misure da adottare per proteggere i più piccoli. E cercando risposte sul web spesso la confusione non fa che aumentare, tra consigli contrastanti, fonti dubbie e tradizioni popolari molto diffuse.

Per fare chiarezza e dare risposta alle domande più frequenti, Doctolib.it, l’app gratuita che aiuta i cittadini nella gestione della propria salute, ha preparato un breve vademecum che raccoglie 7 utili consigli e indicazioni “a misura d’estate” della Dottoressa Rosa Frisario, Dermatologa della piattaforma di sanità digitale. 

Tra i tanti temi “scottanti” sicuramente uno dei più importanti è il fattore di protezione: cambia davvero in base al fototipo e, una volta presa un po’ di tintarella, può essere “scalato”?

Un’altra fonte di dubbi e confusione sono gli indumenti anti UV (magliette, costumi da bagno): funzionano davvero? E, se sì, sono indicati solo per i bambini o anche per gli adulti?

Ogni estate si assiste, poi, all’eterno ritorno delle leggende urbane legate alle lampade solari: preparano davvero la pelle all’esposizione al sole? 

Tra le donne soprattutto (ma non solo) molte domande riguardano i trattamenti di epilazione laser: quando interrompere le sedute in vista delle vacanze? E quando si può ricominciare? 

Immancabili poi i dubbi rispetto alla mappatura dei nei: sì, no, quando? Anche questo controllo ha le sue regole per una corretta prevenzione. 

Non da ultimo arrivano le perplessità rispetto a esposizione al sole e Vitamina D: è vero che i filtri solari molto alti ne riducono l’assorbimento?

Infine, immancabilmente, la grande confusione che regna rispetto all’alimentazione: integratori e cibi ricchi di beta-carotene favoriscono davvero l’abbronzatura?

Ecco, quindi, le risposte e i consigli della Dottoressa Rosa Frisario, Dermatologa di Doctolib.it:

1.    Fototipo e scelta del solare: il fattore di protezione NON va scalato in base al grado di tintarella

Nelle persone caucasiche, la pelle – anche se è già stata stimolata la produzione di melanina con l’esposizione al sole – ha un fattore di protezione “integrato” pari a 5 al massimo (in media di 3 o 4). Scalando il fattore di protezione solare quando si è più abbronzati, quindi, si riduce notevolmente la barriera di fronte ai danni che il sole causa alla pelle. Vale lo stesso anche per le persone di colore, la cui pelle va comunque protetta dai raggi ultravioletti: rimane valida quindi l’indicazione di utilizzare il fattore di protezione più elevato possibile, a prescindere dal fototipo.

2.    Indumenti anti UV: un alleato importante per adulti e bambini

I tessuti hanno, in base alla tramatura, al colore e ad altre caratteristiche, un loro “Ultraviolet Protection Factor” (UPF) e aiutano quindi a proteggere la pelle dal sole. Tuttavia, la protezione fornita da una semplice maglietta in cotone è diversa da quella di un indumento specificatamente pensato per fare da barriera di fronte ai raggi solari: questo tipo di tessuti – che riportano la certificazione UPF in etichetta – sono arricchiti di ossido di zinco e biossido di titano, gli stessi ingredienti contenuti nelle creme solari. 

Magliettine e costumi anti UV sono già diffusi quando si parla di bambini ma sono assolutamente indicati anche per gli adulti, soprattutto se si sta andando a fare una gita in montagna o una passeggiata sul bagnasciuga e in generale in ogni occasione in cui non si ha modo di applicare la crema con frequenza. È sempre meglio applicare la protezione solare anche sotto gli indumenti, soprattutto se non sono anti UV.

3.    Lampade abbronzanti? La risposta è sempre no!

L’intensità delle radiazioni emesse dalle lampade abbronzanti, di qualunque tipo, è decisamente più elevata di quella a cui siamo sottoposti alle nostre latitudini. Volendo fare un paragone, sottoporsi ad una seduta di lampada equivale a esporsi al sole nelle zone equatoriali. I raggi UVA emessi da questi macchinari, tra l’altro, non fanno che ossidare la melanina e non ne stimolano la produzione, un “compito” svolto invece dai raggi UVB. Di conseguenza, la lampada abbronzante non prepara in alcun modo la pelle all’abbronzatura, anzi danneggia la cute in profondità, colpendo in particolare collagene e acido ialuronico e questo si traduce in invecchiamento cutaneo, soprattutto sul viso, favorendo la comparsa di rughe e macchie. Attenzione anche alle “lampade al collagene”, molto di moda quest’anno: la quantità di collagene prodotta dalla pelle in seguito all’esposizione alla luce LED di queste lampade – che dovrebbe “rimpolpare” il collagene – non compensa in alcun modo il danno prodotto dai raggi UVA.

4.    Epilazione laser: quanto aspettare prima di esporsi al sole

Il consiglio, quando si stia valutando di iniziare un ciclo di sedute di epilazione laser, è di attendere che la pelle torni al proprio colorito naturale come normalmente avviene in autunno-inverno, che resta per la maggioranza delle persone il momento migliore per cominciare. Questo perché il laser non fa altro che “leggere” la melanina a livello del pelo, senza distinguerla da quella presente nella pelle. Per chi già ha intrapreso questo trattamento è importante tener presente che, se si fanno comunque delle sedute quando si è abbronzati, l’intensità dei parametri del laser dev’essere ridotta in modo da evitare scottature. È importante evitare l’esposizione diretta ai raggi ultravioletti sia nei giorni precedenti sia nei giorni successivi alla seduta e soprattutto pianificare di interrompere il trattamento almeno una settimana prima di quando si intende prendere il sole!

5.    Vitamina D e abbronzatura non vanno d’accordo

Per stimolare la produzione di una quantità adeguata di vitamina D è sufficiente esporre al sole anche solo le braccia per circa 20 minuti, il tutto usando comunque una protezione solare elevata (50+). Contrariamente a quanto si possa pensare, una pelle abbronzata non aiuta, anzi riduce, la produzione di Vitamina D: questo per via dell’inspessimento della cute causato dall’esposizione al sole, che crea un “effetto barriera”.

6.    Alimentazione e integratori: servono davvero?

È importante sapere che gli alimenti come carote e zucca o gli integratori alimentari contenenti beta-carotene non “preparano” la pelle al sole – e non hanno quindi alcuna azione preventiva o protettiva – ma aiutano semplicemente a contrastare un danno già avvenuto. Le uniche sostanze che aiutano a preparare la pelle sono polipodium e nicotinamide, che contribuiscono ad alzare la MED (dose eritemigena minima), aumentando la tolleranza della pelle al sole. Non sono comunque dei fotoprottettori, la crema va messa ugualmente!

7.    Mappatura dei nei: sì, no, quando?

Meglio non fare la mappatura dei nei quando si è abbronzati: quindi non solo è poco utile farla d’estate, se ci si è esposti al sole, ma è meglio aspettare che la pelle ritorni al suo colorito naturale. Un altro punto che spesso solleva dubbi riguarda l’età giusta per la prima mappatura: il suggerimento è di aspettare l’adolescenza, a meno che sin dall’età pediatrica non siano presenti nei molto estesi, superiori ai 10-15 cm. Questo perché nei bimbi è normalissimo che i nei “spuntino” o si ingrandiscano con la crescita.

Tutti questi argomenti sono stati affrontati in maniera ampia e articolata dalla Dottoressa Rosa Frisario nel corso di un incontro gratuito organizzato online da Doctolib.it che si è svolto il 21 giugno, nel quale la Dermatologa ha riposto in diretta alle domande arrivate dagli utenti che l’hanno seguito.

L’incontro può essere liberamente e integralmente rivisto su YouTube a questo link:https://www.youtube.com/watch?v=ZsBPE9K7rTM

di redazione digital

5/07/2024