Dal 27 marzo, è in sala “Storia di una ladra di libri” del britannico quasi esordiente Brian Percival, tratto dal romanzo “La bambina che salvava i libri” di Markus Zusak (ed. Frassinelli).
Per chi ama vedere e ascoltare le storie raccontate con poeticita’ e sentimentalismo , 131 minuti scorrono in un attimo: ma soprattutto procedono con la stessa fluidità di un libro ben scritto, con stile pulito e tradizionale, ricco di emozioni dalle quali è difficile separarsi, ma che lascia più di una traccia su cui riflettere.
Ecco a voi la storia: sono gli anni del potere di Hitler e della Seconda Guerra Mondiale in Germania. La piccola Liesel Meminger (Sophie Nélisse) viene affidata dalla madre che non e’ in grado di mantenerla ai coniugi Max (Geoffrey Rush) e Rosa Hubermann (Emily Watson). Liesel, che non ha mai frequentato la scuola, attraverso gli insegnamenti del suo nuovo papà impara ben presto a leggere. E’ grazie all’amore per la lettura che supera la diffidenza iniziale verso Max (Ben Schnetzer), un ebreo che i suoi genitori nascondono nel sottoscala della loro cantina. Insieme a lui legge i romanzi, che ben presto impara a salvare dai roghi nazisti o che ruba dalle biblioteche. Per entrambi l’immaginazione diventa l’unico modo per sfuggire all’orrore nazista e alla tragedia che si scatena intorno a loro. Un film ricco di emozioni che affronta temi universali come l’amicizia, la forza dell’animo umano, il potere delle parole e la capacità di trovare la bellezza nascosta anche nei luoghi e nei momenti più bui.