Prima che il vento ci porti via tutto/e che settembre ci porti una strana felicità/pensando a cieli infuocati e a brevi amori infiniti/respira questa libertà (L’estate addosso-Lorenzo)
L’arrivo dell’estate porta con sé la voglia di flirtare e di innamorarsi, soprattutto in vacanza. Ma una volta finite le ferie, cosa resta?
L‘estate e il sole, complici i lunghi aperitivi sulla spiaggia, fanno nascere in tutte noi la voglia di un pizzico di romanticismo e di passione: non c’è nulla da fare, in vacanza siamo più predisposte all’amore e, in un batter d’occhio, senza nemmeno accorgercene, ci ritroviamo protagoniste di una meravigliosa storia estiva.
Ma attenzione, non sempre il lieto fine è garantito… da un’indagine promossa da “Pasqua Vigneti e Cantine”, 6 Italiani su 10 tendono ad innamorarsi in vacanza, ma il 74% di queste storie non supera i due mesi di vita! Ne parliamo con il nostro esperto, il Dottor Francesco Attorre, psicoterapeuta e sessuologo clinico, che ci delinea i risvolti psicologici di questi amori “mordi e fuggi”.
Dottore, è vero che in estate si è più propensi all’innamoramento?
Certamente, per diversi motivi: ci si sente senza responsabilità, senza il bisogno di soddisfare una esigenza, senza alcun obbligo. L’innamoramento, se così vogliamo definirlo, è facilitato dalla positività del momento, dall’umore più ottimista favorito dal sole che attiva la sintesi e la liberazione in circolo di neurotrasmettitori antidepressivi importanti come serotonina e dopamina; anche il livello dell’eros è più alto, così come il desiderio di un contatto fisico. Inoltre, ci si ritrova con meno vestiti addosso ed è anche più facile lasciarsi, in un certo senso, sedurre. Insomma, le condizioni ci sono tutte, o quasi.
Perché è cosi facile lasciarsi andare all’amore?
Ci si innamora per il desiderio di scoprirsi nuovi e diversi, liberi dall’abitudine dei giorni tutti uguali, dell’essere quello che il mondo intorno a noi sceglie di farci essere. Ci si innamora perché per una volta ci si sente liberi, anche di lasciarsi. Quel dolore non è poi così forte, perché la consapevolezza che finirà è già dentro la passione di quel sentimento fugace che rapisce. Il gusto è lì, proprio in quel romanticismo fuori dal tempo e dallo spazio. Non importa se finirà. Ciò che conta è che ci sia, sussurra il cuore. Anche perché quando l’estate finirà sarà grigio, sarà “subito sera”, come scriveva Quasimodo. Non sarà più la stessa cosa.
Storie estive: “innamoramento fulmineo”, “illusione di innamoramento” o “voglia di essere innamorati”?
Senza ombra di dubbio “voglia di essere innamorati”. Non si tratta né di innamoramento fulmineo, né dell’illusione di essere innamorati. Chi trascina sono la voglia, il desiderio, la spinta, che in estate raggiungono vette elevate in termini di intensità. C’è la voglia di sperimentarsi, di vestire panni diversi, senza sottovalutare il desiderio nascosto di trasgredire, di rompere per un tempo fugace con una immagine di sé vecchia e scomoda. I ragazzi vanno in vacanza dalla scuola, ma lo fanno anche gli adulti, quasi stessero aspettando la fine della propria “scuola” da oltre nove mesi. Si guarda al piacere, alla voglia di emozionarsi ed emozionare. E tutto si fa immancabilmente più bello e seducente.
Qual è la magia che spinge le persone a “voler credere” in queste relazioni nate spesso nella leggerezza del momento?
La voglia di lasciarsi andare. Abbiamo immenso bisogno di lasciarci andare. Viviamo contratti, prigionieri di noi stessi e dei nostri bisogni, di quelle piccole certezze che finiscono per impedirci di guardare oltre, e ci perdiamo il presente, proiettati come siamo costantemente verso il futuro. Si crede, quindi, non tanto nella relazione o nella sua durata, bensì nella sua intensità, quella del momento. Il presente che in autunno ed in inverno è scandito dal ritmo del lavoro, della routine, e tante volte del Falso Sé (la maschera cioè che scegliamo di indossare per essere accettati dal mondo), in estate si spoglia di tutti i vestiti e sceglie di essere solo una centrifuga di sensazioni e, soprattutto, di emozioni. Sono queste ultime ciò che conta veramente. Le emozioni: la magia la fanno loro, nessun altro.
E perché quasi tutte queste relazioni si estinguono con il concludersi delle vacanze?
Per lo stesso motivo per cui ci si sveglia dopo il sonno notturno, magari appena dopo aver fatto un bel sogno che si vorrebbe continuare a sognare, ma che la sveglia ci dice di abbandonare, perché la normalità è alla porta e pretende le si dia ascolto e rispetto. Irrompe la normalità, la quotidianità, il progetto incominciato, e mai veramente tradito, della vita quotidiana. Ecco, l’estate è l’amante di una notte, quella di cui ricorderai per sempre “la pelle sconosciuta e sincera”.
Come gestire il dolore da distacco?
Portando nello scrigno della memoria immagini, suoni, sensazioni, bagnate di bello e di piacere. Qualsiasi cosa sia stata, quanto sia durata, ciò che conta è che abbia lasciato qualcosa di bello e soprattutto qualcosa in grado di farci crescere, di farci evolvere. Anche una trasgressione può essere importante se è in grado di farci evolvere, magari riscoprendo il valore del sentimento che stavamo perdendo nello scontato, nel banale, nei giorni tutti uguali. In realtà con facebook e whatsapp è un tantino difficile parlare di distacco, poiché ci si può ritrovare a migliaia di chilometri di distanza e sentirsi spesso; per cui se di distacco si parla, in realtà, è solo ed unicamente dal punto di vista fisico e mentale, non affettivo. Naturalmente il non vedersi più comporterà man mano un distacco anche affettivo, conclusione naturale del ritorno alla normalità ed alle sue dinamiche.
C’è un modo per permettere a queste storie di poter perdurare nel tempo?
Certo, guardando oltre l’orizzonte delle sensazioni e delle emozioni, e provando a scrivere un canovaccio di ciò che potrebbe resistere all’usura del tempo. La sfida più grande è proprio la capacità di reggere gli urti del tempo, per cui solo sganciando la storia che si sta vivendo dall’emozione che l’ha resa seducente ai nostri occhi diviene possibile guardarla come una vera «storia», non già come una «storia estiva».
Impaare a conoscersi a fondo è forse l’ingrediente più che mai necessario affinché qualcosa di importante e significativo possa restare nel tempo futuro. Assai spesso l’essersi incontrati per caso in estate non consente di conoscersi appieno, per cui si finisce per restare ancorati alle fantasie che ciascuno si fa dell’altro.
Questo limita parecchio la crescita della relazione stessa, per cui sarebbe utilissimo raccontarsi e portarsi a conoscere, nel migliore dei modi, il mondo dell’altro, mentre lui o lei entra in punta di piedi nel proprio mondo. Un progetto importante ha bisogno di solide fondamenta.
La storia estiva può averne eccome, ha solo bisogno di essere autenticamente vissuta senza se e senza ma. La scelta poi di farne qualcosa di più verrà da sé.
http://www.francescoattorre.it/
Di Francesco Attorre
19/06/2017