Un romanzo che vi terrà incollate alla poltrona, coinvolgente, sensuale, inebriante, dove i vostri desideri proibiti non saranno mai più quelli di prima…
Austin, Hunter e Alex, affascinanti e pericolosi, sanno esattamente ciò che vogliono e come ottenerlo. Rampolli della New York che conta, in cui lusso e privilegi, così come il sesso senza tabù sono all’ordine del giorno, per anni ne hanno gustato il sensuale aroma. Sino quando qualcosa di imprevisto e sconvolgente non ha stravolto le loro vite e le loro certezze. Il passato non può cambiare ma il futuro sì. E se questo significa continuare a bere quel cocktail di sesso e potere, loro sono pronti a farlo. Chi sono le donne che li accompagnano in questa discesa agli inferi, dove la passione erotica si spinge oltre ogni limite? Katy, Zoe e Chelsea sono le prescelte, ma saranno disposte a soddisfare la bollente sete che divora i tre uomini? Se sì, niente sarà come prima più.
Care amiche; sapete che in questi mesi l’alta considerazione generale nei confronti del mondo femminile è sempre stata in qualche modo il filo conduttore di ogni osservazione che ho avuto il privilegio di condividere con voi, anche quando abbiamo parlato di difetti e fatto aspre critiche.
Oggi però, con la solita franchezza parleremo di un genere di donne delle quali, per una volta, a dire il vero non ho davvero troppa stima.
Oggi parliamo della categoria delle… “predico bene ma razzolo male”, ovvero le “Peter Pan” al femminile.
Mi spiego: in materia di “uomo ideale”, qualsiasi donna ha in mente un quadro piuttosto chiaro; quando capita infatti di chiedere quali siano le doti maschili in grado di far capitolare, ognuna ha il suo bell’elenco pronto da spiattellare tutto d’un fiato, senza quasi nemmeno prendere un respiro.
Le qualità più comuni richieste, peraltro, sono più che condivisibili; si passa dalla sicurezza in se stesso, intesa come equilibrio, all’altruismo; dalla capacità di trovare soluzioni per sé (e quindi potenzialmente per la coppia) in ogni situazione critica all’autoironia, alla capacità di non prendere la vita troppo sul serio. Molto gradite sono anche la capacità di lui di lasciarsi andare a gesti di affetto e ancora l’attitudine al dialogo, all’ascolto, all’autocritica.
Se dovessimo chiedere a mille donne quante vorrebbero un uomo così, la risposta sarebbe praticamente tutte.
Ma mentre la solita sana maggioranza è coerente con i propri sogni e cerca davvero chi assomiglia a questa descrizione, c’è una fastidiosissima minoranza che invece sembra non riuscire a trovare proprio mai quello giusto, pur avendo anch’essa le idee più che chiare. E se le senti parlare, se le ascolti, se leggi ciò che scrivono (e scrivono molto e ovunque), ti accorgi che sono talmente sicure di quello che vogliono da far diventare ancora più incomprensibile il fatto di non riuscire a trovarlo.
Fino a quando ti capita di frequentarle. Perché solo in quel momento emerge chiaramente, con la limpidezza che solo chi non è coinvolto può vedere, l’evidente ragione dei loro continui fallimenti sentimentali.
Questo genere di donna si innamora (o per meglio dire si infatua) praticamente solo e soltanto di due categorie di uomini: il “similtronista” più giovane, depilato, palestrato e abbronzato, con le sopracciglia ad ali di gabbiano, camicie e pantaloni rigorosamente extraslim, scarpe di cuoio in tinta con la cintura, jeans strappati all’origine e giacca blu, incontrato di solito tra aperitivi e sedute di fitness, oppure dell’uomo sposato, cinquantenne di potere e di successo (meglio se dirigente o capufficio), ben tenuto e belloccio, completo e cappotto d’inverno e abito di lino d’estate, villetta fuori città, station vagon, moglie e possibilmente due figli adolescenti. Ovviamente nessuna delle due categorie pensa minimamente di dare ciò che le nostre vogliono; nel primo caso perché la mattina dopo è “fuga da alcatraz” verso un’altra tacca sulla cintura, nel secondo perché una famiglia c’è già, e di lasciarla nemmeno se ne parla. Ma c’è di più: molto spesso, troppo spesso, le rappresentanti della categoria “predico bene ma razzolo male” quando per sbaglio si imbattono in un uomo che ha tutte le caratteristiche di quello “giusto”, stranamente, curiosamente, non riescono a capacitarsi del fatto che pur riconoscendogli tante doti, gli manchi quel “qualcosa” che fa loro perdere la testa. Insomma niente a livello chimico.
E chissà come mai. E’ sempre un disegno incomprensibile del destino; è una sorte avversa, un “karma” negativo”. Insomma niente che dipenda da loro, per carità.
Allora, permettetemi un sano e disinteressato consiglio esterno; se purtroppo per voi vi ritrovate in questa descrizione, sappiate che inequivocabilmente, inesorabilmente, ve – la – state – andando – a – cercare; ovvero per un motivo che solo voi sapete, state andando a cercare ripetutamente ciò che non potete avere, ciò che non può soddisfarvi, ciò che inconsciamente sapete che vi deluderà. La ragione profonda certo varia da persona a persona, e trovarla di solito richiede un discreto periodo di autoanalisi; ma quel che è certo è che fino a quando non vi guarderete allo specchio e ammetterete con voi stesse che nella scelta degli uomini c’è qualcosa che non va, beninteso in voi e non negli altri, difficilmente ne verrete fuori.
Il Museo Guggenheim di Bilbao presenta Niki de Saint Phalle, una retrospettiva completa dell’opera di Niki de Saint Phalle (Neuilly-sur-Seine, Francia, 1930 – San Diego, USA, 2002), figura che si inserisce nel Nouveau Réalisme internazionalmente celebre per opere quali le allegre e potenti Nanas, gli impressionanti Tiri (Shooting Paintings) e opere d’arte pubblica emblematiche come il Giardino dei Tarocchi, in Toscana.
Niki de Saint Phalle prende la mira, 1972 Fotografia in bianco e nero con post-colorazione, estratta dal film Papà (Daddy)
Questa esposizione, organizzata dal Museo Guggenheim Bilbao e la Réunion des Musées Nationaux-Grand Palais di Parigi, con la partecipazione della Niki Charitable Art Foundation, costituisce la prima grande retrospettiva dedicata a Niki de Saint Phalle in Spagna e offre una visione profondamente nuova sull’artista attraverso oltre 200 opere e documenti d’archivio, molti dei quali inediti. Vi vengono quindi riflesse fedelmente le diverse sfaccettature di pittrice, scultrice, incisore e autrice di performance e cinema sperimentale di un’artista con un universo creativo proprio e una visione del mondo pioniera, integrate da proiezioni in cui l’autrice stessa commenta la sua opera. In oltre 2000 metri quadrati di esposizione, i visitatori potranno riconoscere i grandi temi e miti che articolano la carriera di Niki de Saint Phalle, un’artista che raggiunge gli applausi e il riconoscimento internazionale durante la sua vita e che ha saputo catturare l’interesse dei mezzi di comunicazione, così come fece anche Andy Warhol. Nell’esposizione, organizzata cronologicamente e tematicamente, le opere affrontano tematiche ricorrenti in tutto il percorso di Niki de Saint Phalle, come il potere del femminile e l’attacco alle convenzioni sociali. Nelle sue opere convivono il radicalismo e il forte impegno politico e sociale con il colore e l’ottimismo delle sue mondialmente note Nanas. La retrospettiva rivela, pertanto, un mondo paradossale e particolare ispirato a Gaudí, Dubuffet e Pollock.
Niki de Saint Phalle a Deià, 1955
Un’artista franco-americana
Niki de Saint Phalle nasce e trascorre gran parte della sua vita in Francia, anche se cresce negli Stati Uniti, dove sceglie di stabilirsi nell’ultima parte della sua carriera. Sempre a cavallo fra le sue due patrie, fa parte del panorama artistico di entrambi i paesi.
Conosciuta come l’unica donna artista del movimento del Nouveau Réalisme in Francia, viene associata anche ai neodadaisti Jasper Johns e Robert Rauschenberg e le sue Combines, ed è considerata una delle precorritrici della Pop Art, che dota di un nuovo punto di vista.
La Toilette (Trucco o Lo specchio della vita), 1978
La prima artista femminista
Niki de Saint Phalle è considerata anche la prima grande artista femminista del XX secolo. Mediante una nuova rappresentazione del corpo femminile, l’erotismo e le grandi figure mitiche, mette in discussione i canoni prestabiliti e rivendica il potere della donna e il suo ruolo nella società. Figlia, moglie, madre, guerriera, strega e dea sono etichette delle sue celebri Nanas, ritratti fantasiosi dell’artista stessa e di altre donne coetanee che reinterpreta durante tutto il suo percorso.
Le serie di Spose, Parti e Dee e, dopo le Nanas, le Madri divoratrici, costituiscono una vera mitologia femminile, che si completa attraverso i testi e le dichiarazioni dell’artista e il contenuto dei suoi film.
Violenza e impegno
Gran tiro – Sessione galleria J, 1961
Il femminismo è uno degli elementi della sua lotta contro i convenzionalismi e gli atteggiamenti rigidi, anche se non l’unico. Niki de Saint Phalle è un’artista impegnata le cui opere lasciano trapelare una forte critica sociale e politica, espressa in numerose occasioni attraverso la violenza e il caos.
Nonostante sia maggiormente conosciuta per la sfaccettatura più allegra e colorata del suo lavoro, rappresentata principalmente mediante le Nanas, tutte le opere di Niki de Saint Phalle possono essere interpretate da differenti punti di vista e livelli di profondità, e mostrano una chiara carica sovversiva.
Ne sono un nitido esempio i Tiri (Tirs), performance in cui l’artista o persone del pubblico sparano e distruggono dipinti con una carabina. Scandalosi in passato per la violenza che lasciano trapelare e anche per essere frutto di una donna, i Tiri si collocano tra le opere fondatrici della storia degli happening.
Rivolti contro una visione tradizionale dell’arte, la religione e la società patriarcale, e contro la situazione politica che mischia la Guerra Fredda e la guerra d’Algeria in un paese, gli Stati Uniti, in cui le armi sono legali, i Tiri rappresentano la sua opera precoce, quasi sempre provocata da questioni sociali. Niki de Saint Phalle, infatti, è fra le prime artiste ad affrontare la discriminazione razziale, a difendere i diritti civili e il multiculturalismo e a utilizzare l’arte, nel suo ultimo periodo, per risvegliare la coscienza pubblica riguardo ai devastanti effetti dell’AIDS.
Teschio (Sala di meditazione), 1990
All’avanguardia dell’arte pubblica
Come una nuova dimostrazione del suo carattere pioniere, Niki de Saint Phalle è la prima donna a lasciare la sua impronta nello spazio pubblico a livello mondiale, poiché ben presto ha l’esigenza di rivolgersi a tutti, non solo ai visitatori dei musei. La decisione precoce di creare arte pubblica deve essere interpretata come una scelta politica e costituisce una parte essenziale della sua ricerca a metà del XX secolo. Durante tutta la sua carriera si susseguono i progetti architettonici e le sculture monumentali: fontane, parchi per l’infanzia, giardini esoterici e case abitabili. Il maestoso Giardino dei Tarocchi è un’opera chiave che l’artista finanzia totalmente, in parte con la creazione e vendita di un profumo, gioielli, incisioni e libri di artisti.
Guarda nella gallery tutte le Opere di Niki de Staint Phalle
Dolorès, 1966–95
II sogno di Diana, 1970
Pirodattilo su New York, 1962
Signora o Nana verde con borsa nera, 1968
Viva l’amore, 1990
Capi di Stato (studio per King Kong), primavera 1963
Per il quarto giorno di sfilate milanesi abbiamo selezionato due maisons blasonate, simbolo della moda italiana nel mondo, Ermanno Scervino e Cavalli che hanno presentato la loro idea di donna per la prossima stagione Autunno-Inverno 2015-16.
Affascinante. Non ci sono altri aggettivi per descrivere la sfilata di Ermanno Scervino che ha visto scendere in passerella capi lavorati ed estremamente femminili, sceglie materiali grintosi e ne addolcisce le forme, come la gonna a ruota con le pieghe a braccetto con il maxi pied de poule e l’abito metà pelliccia metà pietre preziose, manifesto deciso dell’eleganza di tutta la collezione.
Ermanno Scervino
Ermanno Scervino
Ermanno Scervino
Ermanno Scervino
Ermanno Scervino
Ermanno Scervino
Ermanno Scervino
Ermanno Scervino
Ermanno Scervino
Ermanno Scervino
Ermanno Scervino
La passerella? Uno specchio che risalta le sue creazioni, Roberto Cavalli, per la sua ultima sfilata, insieme alla moglie Eva, propone capi d’ispirazione orientale, fiori e origami viaggiano sui corpi delle modelle insieme a qualche immancabile accenno di stampa animalier, tratto distintivo della maison che si vocifera, passerà a breve nelle mani di Peter Dundas, direttore creativo della maison fiorentina Emilio Pucci.
Se pensate che a pretendere un certo distinguo tra lap e pole dance ci sia esclusivamente quella porzione indefinita di poledancer dai nobili valori morali, cioè che pratica pole dance per sport e mai e poi mai vorrebbe essere associata ad una “volgarissima spogliarellista da lap dance” beh, vi sbagliate! Quando in un locale di lap dance dove, guarda un po’ ci sono proprio dei pali verticali ad arredare l’ambiente, arriva una poledancer “capace”, ecco… le altre ballerine non la vedono di buon occhio. Perché? Perché un’acrobata sul palo non è un’artista comune. In un lap dance club è qualcosa di eccezionale rispetto la routine, e il cliente tipo, quello che le altre intrattenitrici dovrebbero appunto intrattenere, normalmente ne viene interessato, attratto, la sua attenzione si dirige verso la “new entry” sbaragliando i piani della sfortunata, semplice, intrattenitrice che dovrà sforzarsi di escogitare il modo per riprendere in mano la situazione!
Oggi vi voglio raccontare una storia, quella di Gloria, una ballerina di lap dance che venne da me qualche anno fa per migliorare la propria performance. Era semplicemente una ballerina di lap dance alle prime armi e voleva incrementare i propri guadagni proponendosi come “sexy star” cioè presentando un proprio show, un’esibizione più ricercata, coreografata che normalmente veniva retribuita a parte rispetto il cachet fisso serale. Iniziammo le lezioni impostando i primi passi base, qualche giro attorno al palo, movimenti piuttosto facili che lei, Gloria, già alle prime occasioni durante le successive serate, si divertiva a ripassare, proprio durante le sue esibizioni.
Mi riferì che dopo qualche serata alcune colleghe la scrutavano da lontano e, a detta sua, le sparlavano anche dietro!
Era sveglia la ragazza ed era anche migliorata velocemente… strano! Cos’avevano da sparlare? Erano forse invidiose?
Bene, una di queste ragazze si decise a prendere da parte responsabilmente Gloria e metterla al corrente: “Gloria, sì, sei diventata brava a ballare… ma devi capire una cosa: noi siamo qui per lavorare!”
Non vi nascondo il mio shock!
Con questo racconto volevo introdurre la presentazione del professionista pole dancer e spiegare in cosa si differenzia dal lap dancer da intrattenimento:
La pole dance, una nuova professione!
Diventando professionisti, cioè specializzandosi nel proprio ramo, che sia la performance o l’istruzione si va delineando la figura professionale del pole dancer non ancora ben definita e chiara agli occhi di molti addetti ai lavori, figuriamoci per i profani!
Se si pensa ad una ballerina su un palo inevitabilmente l’immagine evocata è quella di una ballerina in un locale notturno. Ancora una volta spiego ai nuovi arrivati che oltre ad esibirsi nei locali notturni la pole dance trova applicazione anche alla luce del sole!
A parte le lodevoli iniziative di scuole di pole dance che hanno letteralmente portato la disciplina “fuori” dai locali notturni organizzando “pole champs”, lezioni ed esibizioni in contesti urbani quali parchi, fiere, o spiagge, cominciamo a distinguere due grandi filoni in cui si sviluppa la pole dance: l’artistico ed il didattico.
Nell’artistico raggruppiamo tutti quegli artisti di alto, medio, basso e dubbio livello, indifferentemente dal loro chache, dai luoghi o dalla loro etica. Ballerini pagati per esibirsi. Nel didattico invece, tutti coloro che insegnano la pole dance, la pole gym, o come vogliamo chiamarla, qualunque attività che implichi, necessariamente l’impiego di una pertica verticale.
Il professionista pole dancer oggi può guadagnarsi da vivere, se dotato delle giuste competenze, esibendosi o insegnando. C’è chi riesce a conciliare uno o entrambi i lavori con un terzo, che solitamente è il primo lavoro, fino a che non sia in grado di vivere di sola pole dance.
Vi aspetto la prossima settimana per approfondire la conoscenza di una di queste nuove figure professionali! Vi abbraccio!
Dana Hesse Benvenuti nel mio mondo, alla prossima settimana…
Dal terzo giorno di sfilate evidenzia come gli anni ’70 siano stati di grande ispirazione per gran parte degli stiliste che hanno scelto Milano per presentare le loro collezioni per il prossimo Autunno-Inverno 2015/16…
I colori primari sono il simbolo della donna-aviatrice anni ‘70 di Iceberg, quadri rossi, blu e gialli si uniscono per dare vita a una maglieria multicolore, le giacche sono tipicamente da aviatore e gli accessori sono un richiamo agli anni 70, stivaletti scamosciati, in pelle e in vinile, tacchi in legno di pino addolciti dalle stampe con orchidee bianche.
Iceberg
Iceberg
Iceberg
Iceberg
Iceberg
La sfilata di Uma Wang celebra il matrimonio tra Oriente e Occidente, si sono visti sfilare raffinati cappotti dalle stampe che ricordano le carte da parati del XIX secolo, i tappeti orientali e i disegni giapponesi, un mix vincente applicato su gonne gonfie e soprabiti avvolgenti.
Uma Wang
Uma Wang
Uma Wang
Uma Wang
Uma Wang
Emporio Armani è dark. Passerella e capelli delle modelle neri con qualche tocco di rosso che incontriamo nei capispalla e negli abiti con gonne svasate. Tailleur composti da giacche che corrono lungo i fianchi e pantaloni alla caviglia, sono i modelli predominanti della collezione che Armani ha presentato in passerella.
Emporio Armani
Emporio Armani
Emporio Armani
Emporio Armani
Emporio Armani
Emporio Armani
Emporio Armani
Emporio Armani
Emporio Armani
Emporio Armani
Emporio Armani
Emporio Armani
Logo in vista, colori che sparano e un rock graffiante tipico di Donatella Versace, regina della maison Versace che presenta in passerella una collezione vivace e con una forte ispirazione agli anni ’70 che emerge grazie ai mini dress svasati, alle pellicce e al ritorno del tailleur gessato.
Versace
Versace
Versace
Versace
Versace
Versace
Versace
Patchwork di broccati, colore e tanti tessuti, da quelli d’arredamento allo jacard, Etro scende in passerella con tonalità calde come caldi sono i suoi capispalla, eleganti giacche da camera che diventano opere d’arte grazie ai disegni di paesaggi che si muovono con le figure.