Superati gli “anta”, l’occhio inizia ad invecchiare e piano piano si nota che la vista non è più quella di un tempo. Anche i colori diventano meno nitidi, più offuscati e sugli occhi sembra essere caduto “un velo”. Nessuna preoccupazione.
Una visita oculistica accurata permetterà di verificare lo stato di salute degli occhi e se si è in presenza della cataratta, ossia l’opacizzazione del cristallino, la lente naturale che abbiano negli occhi. La cataratta è stata considerata tradizionalmente una malattia della vecchiaia, e l’operazione per porvi rimedio una dolorosa necessità, spesso anche dagli esiti incerti.
Niente di più sbagliato: oggi come oggi, l’intervento può essere considerato come un’occasione per recuperare la vista che si aveva da giovani, correggendo in pratica tutti i difetti di vista, sia da vicino sia da lontano. Il merito va sicuramente ai progressi della medicina e delle tecniche chirurgiche, che hanno avuto un successo formidabile in termini di efficacia, di sicurezza e di tollerabilità. Ma che cos’è effettivamente la cataratta, quando è necessario intervenire e come?
“La cataratta è l’opacizzazione del cristallino, la piccola lente che abbiamo nell’occhio che svolge la funzione di focalizzare sulla retina le immagini: questa opacizzazione riduce la capacità visiva dell’occhio stesso”, ha esordito Marco Fantozzi, medico oculista di Pescia, in provincia di Pistoia che opera presso Casa di Cura San Rossore a Pisa e tutor di Ultralaser (www.ultralaser.it) che da molti anni si occupa di cataratta. “Si tratta di una condizione parafisiologica nel senso che è un disturbo che si presenta nella quasi totalità delle persone superata una certa età, e non si può considerare una vera e propria patologia”.
Se si riceve una diagnosi di cataratta, dunque, non c’è motivo di allarmarsi, perché l’intervento è ormai di routine: è uno dei più praticati in tutto il mondo, e solo in Italia se ne fanno 650mila circa ogni anno. E gli avanzamenti sono continui. “L’intervento di cataratta standard consiste sostanzialmente nella facoemulsificazione: il cristallino viene rotto con gli ultrasuoni; poi viene aspirato e sostituito con un cristallino artificiale”, ha aggiunto il dottor Fantozzi. “Un notevole progresso si è avuto in anni recenti con uno speciale laser, chiamato laser a femtosecondi, che emette impulsi di luce estremamente brevi: questo dispositivo sostituisce di fatto gli ultrasuoni nella frantumazione del cristallino opacizzato con una procedura robotizzata, riducendo al minimo il rischio di errori, che anche il più esperto dei chirurghi oculisti può commettere”. La sostituzione del cristallino naturale con uno artificiale – una sorta di minuscola lente a contatto che sta dentro l’occhio invece che sulla sua superficie – è un’operazione che consente di recuperare la trasparenza della visione, tanto che i pazienti sottoposti all’intervento si meravigliano di come i colori della realtà ritornino molto più vividi. Ma il valore aggiunto è che l’intervento consente anche di correggere i difetti di vista.
“Le lentine che vengono inserite possono essere monofocali, che hanno un solo fuoco immagine e per le altre distanze si necessita correzione ottica,oppure le multifocali che hanno più fuochi immagine per tutte le distanze e correggono anche la presbiopia- ha continuato il dottor Fantozzi. “Oggi sono a disposizione anche le lenti trifiocali, che hanno tre fuochi d’immagine, per la visione lontana, intermedia e vicina, e le lenti denominate EDOF, che in pratica hanno un fuoco unico, ma anche una profondità di campo molto estesa”. Per una perfetta visione da vicino, le più indicate sono le lenti trifocali, mentre chi ha esigenze di vedere bene nell’intermedio dovrà indirizzarsi verso le lenti EDOF: uno degli aspetti più importanti della moderna chirurgia della cataratta con correzione dei difetti visivi è l’estrema personalizzazione dell’intervento.
“Il paziente viene attentamente selezionato anche in base delle caratteristiche anatomiche dell’occhio, durante un’approfondita visita: ogni paziente ha la sua lente”, ha puntualizzato Fantozzi. “Non dimentichiamo poi che per i pazienti con astigmatismo, sono disponibili lenti definite toriche, che correggono anche questo difetto di vista”. Alcuni pazienti possono fare più fatica di altri ad adattarsi alla visione con le lenti multifocali, che in alcuni casi producono fastidiosi aloni. Altri soggetti possono non avere un occhio adatto all’impianto delle multifocali. A tutte queste persone viene incontro ora l’ultima novità tecnologica: le lenti monofocali “evolute”.“Si tratta di lenti disponibili da pochi mesi, che per le loro caratteristiche consentono di vedere bene da lontano, come le monofocali standard, ma in compenso garantiscono una soddisfacente visione anche nell’intermedio: per queste loro caratteristiche, possono essere indicate per esempio per le persone che passano molte ore al computer e non hanno particolari esigenze di vedere perfettamente da vicino”, ha concluso il dottor Fantozzi. “Quindi in sostanza hanno tutti i vantaggi delle monofocali in termini di tollerabilità, ma offrono molto di più in termini di visione”.
Per chi si trova a soffrire di una cataratta anche solo incipiente e vuole correggere uno o più difetti visivi, il consiglio è sempre quello di rivolgersi a un oculista con una provata esperienza in questo tipo di intervento che, va ricordato, è estremamente sicuro e si può effettuare ambulatorialmente nell’arco di una mezza giornata, utilizzando solo un’anestesia locale in collirio. Il recupero post-operatorio, infine, è estremamente breve.
UNA NUOVA SINERGIA
Tecnologie avanzate di ultima generazione e capacità di adattamento al paziente: queste le novità delle nuove lenti intraoculari a range continuo di visione per pazienti con cataratta e presbiopia. Questa lente, la più recente e innovativa oggi sul mercato, offre una visione continua ad alto contrasto per i pazienti con cataratta da lontano a vicino, anche in condizioni di scarsa illuminazione. Fino ad oggi non è esisteva una tecnologia se pur rivoluzionaria in grado di soddisfare le mutevoli esigenze dei pazienti ma oggi è possibile con questa soluzione che si adatta inoltre a tutte le condizioni di luce. E’ un passo successivo alle IOL utilizzate fino ad oggi perché per la prima volta non deve essere il paziente ad adattarsi alla lente ma essa stessa si adegua al soggetto operato. Con alcune lenti,infatti, i soggetti operati potevano avere difficoltà a concentrarsi su oggetti in determinati punti, ma la visione continua fornita da questa nuova soluzione ha oggi colmato questi “vuoti visivi” permettendo di vedere nitidamente.
di Redazione digital
11/02/2020