L’11 febbraio si è celebrata la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella Scienza: un’occasione per riflettere sui traguardi raggiunti, ma anche sulla strada che è ancora da percorrere. Secondo l’ultimo rapporto dell’Unesco (2021), in ambito scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico (STEM) le donne rappresentano ancora meno di un terzo del totale della forza lavoro, nonostante le laureate costituiscano il 45% del totale. L’Italia presenta un divario ancora più ampio, con una percentuale del 16,5% di ragazze laureate in facoltà scientifiche, contro il 37% dei ragazzi. Inoltre, numerosi studi hanno rivelato che le donne in campi STEM pubblicano meno, sono pagate meno per la ricerca e fanno meno carriera degli uomini. Gli stereotipi culturali e le aspettative familiari distolgono ancora le donne dal voler intraprendere una carriera nel campo delle materie scientifiche.
Con NBFC, Il National Biodiversity Future Center, primo centro di ricerca italiano sulla biodiversità finanziato dal PNRR, che mira a promuovere la gestione sostenibile della biodiversità su tutto il territorio italiano, assistiamo a un’inversione di rotta. NBFC costituisce una felice anomalia sia a livello italiano sia a livello mondiale: dei circa 2000 ricercatori impegnati a studiare e salvaguardare gli ecosistemi della Penisola, il57% è donna.
La Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella Scienza, introdotta il 22 dicembre 2015 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, rimarca il ruolo fondamentale ricoperto dalle donne nella scienza. La maggioranza delle ricercatrici e dottorande reclutate da NBFC ha un’età compresa tra i 26 e i 35 anni. Interrogate in merito alla questione di genere, dichiarano di non percepire una particolare discriminazione rispetto ai colleghi uomini e hanno la consapevolezza di come in relazione al passato siano stati fatti molti passi in avanti per le donne nella ricerca. Molte di esse notano, tuttavia, una discriminazione più indiretta, incentrata su stereotipi di genere, quali la presunta maggiore delicatezza della donna o la maggiore propensione a fare attività da scrivania. I due aspetti in cui ancora sono registrate importanti differenze riguardano la possibilità di fare carriera e la maternità. Tali ambiti spesso sono profondamente interconnessi ed è più difficile per le donne raggiungere posizioni apicali in quanto subiscono una pressione, sociale e politica, a essere prima madri, poi scienziate. Ciò rivela la necessità di politiche a sostegno delle donne lavoratrici con figli, che eliminino le difficoltà nel conciliare lavoro e vita privata.
A tutto ciò si aggiunge la componente culturale. Sin da piccole, le donne vengono indotte a credere di essere più portate per le materie umanistiche, o per materie legate all’educazione e alla cura, a scapito di quelle tecniche: un pregiudizio di genere che ancora affolla i corridoi della ricerca scientifica. L’istruzione è un altro tema cruciale: gli stereotipi di genere e i pregiudizi vanno messi in discussione, in primo luogo nelle scuole, incoraggiando le bambine a perseguire la loro passione per le materie scientifiche.
di redazione digital
12/02/2024