Parola di Mr. What Women Want
Care amiche, settimana scorsa eravamo rimasti con una domanda in sospeso: cosa succede alle gatte morte quando un uomo vede finalmente scendere il proprio livello di testosterone riuscendo così a rendersi conto di chi sono veramente? Per spiegarci meglio e capirlo fino in fondo, bisogna prima di tutto fare un piccolo passo indietro e sottolineare una importante differenza di tendenza comportamentale tra uomo e donna nella stessa situazione.
Quando una donna esce per la prima volta con un uomo che non conosce, se questi è fisicamente attraente ma quando apre bocca si rivela per un motivo o per l’altro una persona fondamentalmente deludente, c’è la verosimile possibilità che, fatta eccezione per alcuni casi particolari (vedi animatore, maestro di tennis & co. in vacanza) la serata si concluda ognuno a casa propria, almeno a quanto mi dicono numerose rappresentanti del gentil sesso. Questo perché, si è detto più volte, l’attrattività sessuale nel mondo femminile passa in gran parte attraverso il cervello, venendo stimolata da caratteristiche personali che spesso hanno più a che vedere con l’ambito caratteriale che con quello squisitamente fisico (il tutto, si ripete, con le dovute e importanti eccezioni).
L’uomo invece, sotto questo profilo è molto più “ecosostenibile”; si comporta come farebbe davanti a una bottiglia di acqua ormai vuota: il contenitore non va buttato perché un domani può sempre venir buono per altri scopi (e in questo caso “scopi” va letto con la “o” chiusa).
Mi spiego meglio.
Quando si esce la prima sera si parla del più e del meno, raccontandosi a vicenda per conoscersi e farsi conoscere. Ora, qualora l’uomo si renda conto di essere seduto di fronte ad una persona interessante oltre che ad una bella donna/ragazza, il suo interesse rimarrà acceso ad entrambi i livelli, sia dal punto di vista personale che da quello fisico. Diversamente, qualora si trovi davanti ad una persona non propriamente stimolante intellettualmente, ad esempio nei tanti (troppi) casi nei quali sentirà pronunciare “io” mediamente ogni dieci parole, o dopo aver ascoltato tre lunghissime ore di conversazione su abbigliamento, straordinari benefici dello yoga e della dieta vegana, arrivati alle irrinunciabili vacanze in posti dai nomi impronunciabili egli chiuderà virtualmente nel cervello il “cassettino” dell’interesse personale per lasciare aperto solo quello dell’interesse prettamente fisico. Da buon cittadino educato farà la “differenziata sentimentale”. Tutto ciò però a condizione che riesca a portare a casa un risultato utile prima del raggiungimento del livello massimo di tolleranza-sopportazione (extensions, french nails, shopping, spinning & co. sono argomenti difficilmente sostenibili a lungo per un uomo senza un sano impulso a chiudersi violentemente “gli amici di Maria” nella portiera dell’auto). Rimane quindi di fatto una sfida con se stesso, giocata sulle corde della pazienza e della finta attenzione.
Per la verità l’esperimento non riesce quasi mai, un po’ perché gli uomini non sono famosi per la loro pazienza, e soprattutto perché sono molto meno bravi a mentire di quanto non siano le donne (gatte morte comprese) a capirlo. Ma, nei casi in cui si riesca a raggiungere il risultato, state pur certe che la mattina dopo, quando la gatta morta allungherà la mano sul cuscino, quell’uomo così attento e premuroso la sera prima si starà già scapicollando giù per le scale mezzo vestito e mezzo no, lasciando la gatta morta a chiedersi, per l’ennesima volta, perché gli uomini siano tutti così stronzi.
E’ la cosiddetta pratica “pantaloni in mano”.
Quindi non preoccupatevi; la natura, nel suo immenso disegno, prima o poi presenta il conto.
A tutti.
Buona settimana.
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28/4/2015