Parola di Mr. What Women Want
Care amiche;
più volte al giorno televisioni, giornali, radio, internet e media in generale inviano migliaia di messaggi, tutti con lo stesso significato: bisogna essere belli, giovani, ricchi, famosi, magri, alla moda, sorridenti, senza pensieri e, preferibilmente, inarrivabili. In una parola, “esclusivi” a tutti i costi. E’ l’unico modo di vivere. E’ il bene supremo; l’unica cosa che conta. Se no sei uno qualunque; una qualunque. E una qualunque non la vuole nessuno.
E’ la “sindrome della compagnia delle indie”. Vi ricordate la pubblicità? Tutti belli, tutti abbronzati e tutti giovani in barca?
Ecco.
Questo bombardamento mediatico ha rappresentato per le aziende per anni, e ancora rappresenta, il miglior modo per vendere qualsiasi cosa; creare aspettative di paradiso da un lato, e agitare lo spettro dell’infelicità e della solitudine dall’altro. E la soluzione è, ovviamente, il prodotto venduto: l’auto, il profumo, il vestito esclusivo, che diventano la lampada di Aladino, il modo migliore per ottenere accesso ad un mondo ideale in cui sei la star incontrastata e godi dell’attenzione di chiunque.
Questo è il meccanismo. Nato per vendere prodotti.
Ma questo meccanismo ha funzionato talmente bene da essere uscito dal suo contesto naturale per “espandersi” nella quotidianità, nelle relazioni tra le persone, nella vita di tutti i giorni, senza più nemmeno bisogno di un input esterno.
Il risultato è che si tende a non distinguere più il vero dal verosimile, la finzione scenica dalla realtà e si è cominciato, spesso inconsciamente, a cercare “la compagnia delle indie” anche nel mondo reale. Troppo spesso si cercano infatti uomini e donne trasferendo su di essi le aspettative di una perfezione che non è reale, ma frutto del “rincoglionimento mediatico di massa”, che ci è talmente entrato sottopelle da non consentirci più di capire cosa vogliamo veramente e cosa invece ci sembra di volere perché ce lo suggeriscono migliaia di volte al giorno. Insomma lui o lei, nell’immaginario comune, tendono ad essere pericolosamente rappresentati (e desiderati) come assolutamente “perfetti”.
Ma la compagnia delle indie non esiste, (oggi i modelli dello spot avranno come minimo la prostata). La perfezione è fantasia; una splendida fantasia, ma pur sempre fantasia. Non esiste.
Il principe azzurro non esiste; anche lui se non si taglia le unghie dei piedi bucherà i calzini, se mangia pesante avrà l’alito di legno e se non si fa la doccia l’ascella importante.
Ma il fatto è che se noi non impariamo a difenderci dai messaggi subliminali e a distinguere davvero cosa vogliamo autenticamente e soprattutto la realtà dalla rappresentazione di se stessa, e continuiamo a cercarlo nella realtà il principe azzurro senza un difetto, questo ci condurrà inesorabilmente e pericolosamente a frustrazione e insoddisfazione cronica.
Ed è un circolo vizioso dal quale non si esce, fino a quando non ci si rende conto del meccanismo perverso e si comincia davvero a cercare cosa ci piace autenticamente, guardandoci dentro ed eliminando le suggestioni.
E allora come fare per capire se siete vittime inconsapevoli dei media?
Ecco cinque piccoli suggerimenti:
1) avete più di trent’anni e avete il profilo Facebook pieno di selfie con la boccuccia stretta o gli addominali in vista come i ragazzini ?
2) dite spesso la frase “non trovo mai quello giusto?” o “perché quelli sbagliati capitano tutti a me” (e ormai vi avviate alla quarantina) nonostante siate indiscutibilmente una bella donna?
3) vi vestite come le riviste alla moda o peggio ancora come i tronisti in tv?
4) una festa è con “bella gente” soprattutto quando sono presenti ospiti del mondo dello spettacolo?
5) negli ultimi tre anni avete fatto almeno un sacrificio economico oltre le vostre possibilità per comprare qualsiasi cosa che vi faccia sentire più “trendy”? , e soprattutto, dopo averlo comprato vi ci siete sentiti davvero?
Ecco, se la maggior parte delle vostre risposte è “si”, è il momento di rileggere questo articolo dall’inizio.
Più volte.
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