Nel cuore di Milano, in via Tortona 37, si trova la Fondazione Gianfranco Ferrè: un luogo che non è solo un grande spazio espositivo, ma un vero e proprio tempio della moda e del pensiero progettuale. Qui l’essenza di uno degli stilisti italiani più raffinati e unici continua a vivere e ispirare. La sua storia e la sua arte meritano di essere ricordate e raccontate a tutte le generazioni, perché al di là della sua grandezza come stilista, Ferrè è stato un maestro nell’innovazione.

Gianfranco Ferrè non è stato solo un grande designer italiano, ma anche un architetto. Si laureò al Politecnico di Milano nel 1969 e proprio da lì iniziò il suo modo unico di vedere e progettare la moda. Il suo soprannome, “l’Architetto della Moda”, non deriva solo dal titolo accademico, ma dal suo approccio preciso, concettuale e tridimensionale alla costruzione degli abiti: un modo tutto suo di pensare le linee, i volumi, i movimenti e i corpi.
Questo tratto distintivo emerge già dai suoi iconici bozzetti: schizzi veloci, forme geometriche essenziali e quella particolarità che lo rende immediatamente riconoscibile, la testa del figurino sostituita da un grande fiocco. Un dettaglio che racconta tanto del suo stile: l’attenzione era tutta rivolta al corpo e alla struttura del vestito.
Ma dove nasce davvero questa passione così viscerale per la moda? Ferrè è stato un grande viaggiatore, curioso e appassionato delle culture del mondo. Durante i suoi viaggi amava collezionare oggetti di design e pezzi tipici dei luoghi visitati, che diventavano per lui fonti preziose di ispirazione. Il passaggio dall’architettura alla moda è stato quindi naturale, quasi spontaneo: una vera e propria evoluzione del suo talento, che da una forma d’arte si è tradotto in un’altra.
Iniziò disegnando gioielli per aziende di moda, e ben presto capì che il linguaggio del design, che aveva imparato grazie all’architettura, poteva adattarsi perfettamente anche agli abiti. Da lì nacque il suo stile inconfondibile, fatto di linee pulite, volumi netti e un’incredibile attenzione alla costruzione. Ogni capo aveva una sua precisa identità, una storia da raccontare.
La sua ispirazione all’arte è evidente, ad esempio, nei riferimenti alle sculture di Giacometti: Ferrè crea un abito dalle linee essenziali ma con tagli profondi e sensuali, trasformando la staticità in movimento. O ancora, quando si ispira a Signac e alla tecnica del Puntinismo, sostituendo i pennelli con ricami e paillettes per ricreare colori e texture, in un gioco continuo tra moda e pittura. Ogni creazione era una sperimentazione, una sfida, un omaggio all’arte. Questi capolavori sono stati presentati all’evento di MuseoCity a Milano, dove è stata fatta una selezione per rappresentare il tema della manifestazione di quest’anno: l’Arte.

La Fondazione Gianfranco Ferrè, nata nel 2008, è oggi uno spazio ricchissimo di ricerca ed esposizione. Oltre ai capi d’archivio, ai gioielli e agli abiti iconici, custodisce un’immensa opera di catalogazione dei suoi bozzetti e disegni. Un lavoro prezioso che ci permette di ripercorrere l’intero processo creativo, dal primo schizzo tecnico fino al disegno finale da passerella.
Visitare la fondazione significa scoprire dettagli unici del suo modo di essere e di lavorare. Non solo le sue celebri Camicie Bianche, ma anche tutte quelle intuizioni e piccole rivoluzioni stilistiche che hanno contribuito a costruire il suo mito.
E’ importante ricordare uomini come lui, veri geni mossi da una passione autentica, che meritano di continuare a vivere nel racconto della Moda Italiana e Mondiale, ispirando ancora, proprio come facevano quando creavano.

di Giulia Tadelli
13/04/2025