Ci sono donne che fumano il sigaro. Ci sono donne nei consigli di amministrazione dei più importanti gruppi aziendali nazionali e internazionali; ci sono donne, molte donne, peraltro anche giovani e brillantissime, che ricoprono ruoli chiave nella compagine di governo. Ci sono persino donne astronauta e pilota; segno inequivocabile del fatto che le donne sono in grado di rivestire qualsiasi posizione sia a livello sociale che lavorativo. Bene, molto bene. Decenni di lotte per la rivendicazione dei diritti femminili hanno avuto e stanno avendo i loro frutti. Tuttavia, oggi non parleremo di queste donne. Ma, in un certo senso, proprio del contrario.
Oggi parleremo di quelle donne che, in una società in cui ricoprire ruoli maschili è pratica particolarmente ambìta e in un certo qual modo generalmente letta come sintomo e forse simbolo di riscossa sociale, hanno compiuto una scelta che va nella direzione diametralmente opposta.
Irina (nome di fantasia n.d.r.) è italiana da sempre (il nome scelto è volutamente dell’Est, perché alla fine tutto il mondo è paese); è bellissima, alta, bionda, con la schiena “a V” e due magnetici occhi verdi. Quel tipo di donna talmente bella che, se solo volesse, senza troppi sforzi potrebbe fare più o meno qualsiasi cosa; potrebbe fare la ragazza immagine (sembra paghino ancora discretamente), potrebbe fare la hostess a fiere e convegni, prestare il volto a spot pubblicitari e, ebbene si, scegliere un buon partito, sposarlo e farsi mantenere nel benessere e nel lusso.
Potrebbe davvero fare ciò che vuole; è giovane, bella e brillante.
Forse proprio per questo rimango colpito quando una sera, a casa di un amico che Irina ha sposato ma che è tutto fuorché benestante, mi dice una cosa tipo “mio marito non ha mai nemmeno dovuto alzarsi per prendere un bicchiere d’acqua; in casa faccio tutto io”. “lui lavora, porta a casa i soldi, e della casa mi occupo io; tra di noi è così”. In tempi come questi, è una frase che suona veramente controcorrente; ma ciò che mi ha davvero colpito non è tanto la frase in sè, ma l’orgoglio con la quale è stata pronunciata. Irina ha scelto, consapevolmente e felicemente, di essere moglie, madre di due figli (e di un Labrador), di vivere in un dignitoso ma non certo lussoso trilocale di periferia, ex casa popolare poi privatizzata, andandosene dalla propria città per seguire quello che sarebbe diventato il marito. Irina cucina, fa un mucchio di lavatrici, stira, e due volte al giorno infila un grembiule per preparare pranzo e cena per la famiglia. Poi va a dormire e il giorno dopo ricomincia. In una società come la nostra, fatta di carriere e di ambizioni, una storia come questa sembra un retaggio di altri tempi.
Ma quando ti racconta la sua vita Irina sorride, ha gli occhi grandi, e non dà nemmeno per un secondo l’idea di qualcuno che è stato trascinato in una vita che non voleva, di chi si è accontentato. Irina è dove vuole essere perché l’ha cercata questa vita, ha scelto la famiglia, l’amore. E’ orgogliosa di essere una donna “all’antica” come dice lei. Ed è proprio dalla fierezza con la quale difende un ruolo se vogliamo d’altri tempi, quasi perduto nelle storie dei nonni, da quegli occhi che ti guardano dritti negli occhi e da quel sorriso sincero, che nasce l’enorme rispetto che suo marito, io, e ogni uomo che incontra Irina e tutte le Irina del mondo, le riconoscono. L’orgoglio di essere la donna “di una volta”.
Come ha detto una grande scrittrice, “la straordinarietà delle donne, la loro forza, sta nella quotidianità”.
Buona settimana.
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3/11/2015