Probabilmente quando ci si trova in una situazione di stasi, in una circostanza di totale immobilità, viene spontaneo sperare in un cambiamento. Spesso è un sentimento che agisce nella contingenza del tempo senza ora, con ciò volendo dire che si tratta di un’esigenza impellente.
Il campo d’azione può investire diversi ambiti. In molti penseranno alla repentina spedizione di sé stessi verso un centro estetico, per un cambiamento di look. Ma io voglio parlare del forte desiderio di spostare i mobili di casa propria per modificarne la disposizione.
Proverò ad investigare su due differenti aspetti, la motivazione e la modalità dell’operazione.
Innanzitutto, immaginiamoci in un tranquillo e quotidiano momento della giornata. Siamo a casa da lavoro, ci siamo svegliate verso le 10:00, siamo ancora in tenuta da notte e, stiracchiando braccia e schiena per meglio svegliarci, ci dirigiamo verso la propria cucina, decise a sorseggiare la bevanda scelta (latte, caffè, tè…poco importa quale).Sono le 10:30 e abbiamo appena terminato il rito mattiniero. Ma, ancora sedute in cucina, magari con la finestra aperta dalla quale entra una lieve arietta e il canto di docili fringuelli, ci assale un sentimento di angoscia e, stranamente, di vitalità.
Qualcosa deve essere fatto! Qualcosa di nuovo, di immediato, che richiede energie per sentire sé stesse in forza e in forma. Una rapida occhiata al proprio salotto e l’intuizione è pronta a bussare alla porta dei pensieri.
Il divano ricoperto di pelle bianca adagiato alla parete verso sud; il televisore disposto frontalmente, accanto alla libreria; il tavolo in mogano disposto ad est, tra la televisione e il divano; il versatile pouf di colore rosso al centro dello spazio tra televisore e divano; diversi vasi con fiori ai lati del divano e la piantana di recente acquisto…
Quel tavolo visibile dalla cucina trasmette un senso di inquietudine per la troppa familiarità. E vogliamo parlare della troppa consueta posizione del pouf tra il divano e il televisore?
E’ immediata la decisione, fulmineo lo scatto del corpo. La tazza viene posata sul tavolo e le gambe si dirigono verso la sala, forse con qualche accenno di aggressività.
Ma aggressività verso cosa? Verso la noia, la monotonia, l’impossibilità di cambiare. Tutto ciò diventa reversibile verso una condizione di serenità grazie al cambiamento che si è preposto di effettuare.
E allora, rivoluzioniamo la stanza!
Una breve fase di visualizzazione per capire cosa c’è da fare…ma la stanza è talmente conosciuta che bastano pochi minuti di osservazione;innanzitutto, dall’esterno, non si vuole più vedere quel tavolo comprato nel lontano anno 2000 e posizionato senza troppo pensarci in quello spazio. Sostituire il tavolo con…la libreria! Ma certo! Come non farsi catturare lo sguardo dalle artistiche copertine e dorsi del libro dal seducente senso estetico? Perché non entrare in una stanza e avere un tu per tu immediato con qualche entità nascosta tra le pagine di quei libri, o di quelle riviste?
L’altra stonatura riguardava il pouf…dove metterlo? Perché non tra i vasi di fiori, per sentirsi freschi e spensierati qualora ci si volesse sedere?
“Non potresti utilizzarlo per riposare gambe e piedi, però” ti viene suggerito dalla tua coscienza. Ma cos’è che stai cercando? La comodità o la trasgressione, in questo momento rivoluzionario?
E il pouf è ben presto posizionato nell’angolo nord-ovest, in mezzo ai floreali vasi colorati.
Il resto viene da sé, partendo da queste prime e significative modifiche.
Un’ora del proprio tempo è stata utilizzata per fare qualcosa che, impegnando sé stesse dalla fase di ideazione e progettazione a quella esecutiva, ha permesso la mente di rilassarsi e il corpo di acquistare energie sfruttandole per qualcosa di nuovo, che rompa la monotonia giornaliera.
Per una donna che non vuole essere stressata e sentire agire su di sé il passare delle ore.
di Chiara Mura