Il 21 aprile 2017 è approdato #GIRLBOSS su Netflix, serie tv creata da Kay Cannon e basata sulla storia di Sophie Amoruso.
“Nella serie tv c’è Sophia che è diversa dalle altre ragazze: è stravagante, anticonformista e non riesce proprio a sottostare alle regole. Di conseguenza ha molte difficoltà a trovare un lavoro che la soddisfi e che possa accendere la sua innata e insaputa creatività. Un giorno però, ha un’illuminazione: appassionata di vintage decide di aprirsi un negozio online di vestiti rivendendoli a un prezzo maggiore, diventando così un’improbabile imprenditrice. Inizia ad acquisire popolarità, tanti clienti e visibilità. Fino a che non riesce ad aprirsi un suo store vero e proprio”.
In effetti può essere un piccolo riassunto della vita di Sophia Amoruso. Nata nel 1984 a San Diego (California), a 23 anni nel 2006 apre uno shop online chiamandolo “Nasty Gal Vintage”. Il termine #GIRLBOSS dato alla serie tv deriva invece dal primo GIRLBOSS RALLY. Si tratta di un mega convegno tenutosi nel 2014 in cui Sophie radunò tantissime donne imprenditrici, con l’intento di far incontrare «donne di talento e sulla stessa lunghezza d’onda» in modo tale da poter condividere segreti e trucchi per far carriera.
Ma cos’è successo alla startup che ha macinato così tanti profitti da essere dichiarata una delle aziende con il tasso di crescita maggiore nei primi anni di vita? Che fine ha fatto una delle guru della moda e dell‘imprenditoria femminile?
Indubbiamente questi non sono anni facili, anche per il fashion retail online; soprattutto i tempi cambiano velocemente ed è molto difficile pensare che si possa rimanere al passo con le prossime generazioni tra dieci o vent’anni.
Risulta così difficoltoso fidelizzare nuovi clienti e allo stesso tempo saper mantenere quelli vecchi; delusi forse anche dalla perdita di smalto del brand, quasi come se lo facesse passare di “basso costo”.
Altra possibilità è anche il progressivo allontanamento di Shopie dal marchio stesso, in quanto da 2 anni ha affidato il ruolo di CEO a Sheree Waterson. Da quando l’Amoruso ha fatto un passo indietro, l’azienda ha preso appunto una piega diversa, fino ad arrivare alla banca rotta assistita.
Nonostante tutto, secondo la mia opinione personale , a me la serie tv è piaciuta moltissimo: non solo per l’attrice Britt Robertson, ma soprattutto per il messaggio che si vuole far passare. Infatti secondo Sophia “Girlboss non è nè un libro, nè una serie tv: è un sentimento, una filosofia. È un modo per le donne di costruire il proprio successo come vogliono loro“.
Siamo nel ventunesimo secolo, ci vogliono donne forti, coraggiose, intraprendenti e che cercano il successo (lavorativo o personale che sia).
di Ilaria Minichelli
22/06/2017