Oggi 29 aprile, data della nascita di Jean Georges Noverre, il più grande coreografo della sua epoca nonché creatore del balletto moderno, si celebra la giornata internazionale della danza promossa dall’International Dance Council dell’UNESCO e istituita nel 1982 con lo scopo di promuovere e diffondere i valori universali di quest’arte. Per il quarantennale di tale ricorrenza è uscito in libreria “Il fulmine danzante. Quasi un romanzo”, autobiografia di Joseph Fontano, considerato ad oggi uno dei padri della danza contemporanea in Italia, presidente del World Alliance Dance Europe e dal 2009 al 2013 dell’International Dance Committee – International Theatre Institute dell’UNESCO.
Figlio d’arte, sua madre era una delle Rockettes del Radio City Music Hall di New York, Joseph Fontano incarna appieno la magia e la ribellione degli anni Settanta, e lo fa attraverso la sua danza naturale e fulminea unitamente a un metodo didattico autorevole e carismatico.
Le nostre braccia hanno origine dalla schiena perché un tempo erano ali.
Con queste parole della storica danzatrice e coreografa statunitense Martha Graham si apre il libro di Joseph Fontano, Il fulmine danzante. Quasi un romanzo, edito da A&B e scritto con Marialisa Monna.
Come racconta la giornalista Leonetta Bentivoglio nel suo testo introduttivo, Giovane uomo fluido e sottile, con una peculiare muscolatura elastica e allungata, Joseph aveva un fascino anomalo, lontano dagli stereotipi del ballerino, e in tale particolarità si dimostrava incredibilmente armonioso. Quando danzava era un lampo, un guizzo, una nuvola, un fulmine sospinto da correnti di carisma. (…) I suoi salti che attraversavano il palcoscenico di un teatro, oppure che, durante le lezioni, tagliavano lo spazio della sala grande dello studio di Via del Gesù, ovvero la scuola romana che Joseph guidava insieme ad Elsa Piperno, somigliavano ai voli ad ali spiegate di un vasto uccello bruno. O di un angelo antiromantico. O vagamente diabolico. Era vaporoso ma vigorosissimo, d’acciaio. (…) Per la conoscenza della danza moderna, non solo a Roma ma in tutta Italia, furono determinanti quegli anni forieri di rivelazioni sull’uso teatrale del corpo e sulle nuove prospettive dello spettacolo coreografico. Dagli Stati Uniti giungevano illuminazioni, e il centro di danza di Via del Gesù fu uno dei motori decisivi di tali scoperte in Italia.
Sin da giovanissimo dimostra la sua attitudine alle arti, avvicinandosi prima alla pittura e dal 1968 alla danza. Compie i primi studi a New York alla School of Visual Art e successivamente presso l’Università New School for Social Research sotto la guida di Laura Foreman. Qui studia danza contemporanea con Paul Sanasardo, che sarà poi una delle figure chiave nella sua vita e nella sua realizzazione professionale, insieme a Remi Charlip, Clive Thompson, Yvonne Rainer, Manuel Alum, Trisha Brown. Tra il 1968 e il 1971 studia alla Modern Dance Artists e partecipa a una serie di workshop con Anna Sokolow, Alvin Ailey, Paul Taylor, Pina Bauschand Manuel Alum. Nel 1974 fu notato da Martha Graham che lo invita a studiare con lei e la sua compagnia e con cui Fontano instaura un rapporto durato fino al 1979.
Il 1971 è l’anno della svolta artistica nella carriera di ballerino e coreografo di Fontano, che decide di trasferirsi a Roma dove, presso il CID (Centro Internazionale della Danza), incontra Elsa Piperno, con la quale inizia un sodalizio artistico che li porta l’anno successivo a costituire insieme ad altri la prima compagnia di danza contemporanea in Italia, Teatrodanza Contemporanea di Roma, di cui insieme a Piperno è direttore artistico, e il primo Centro Professionale di Danza Contemporanea. Gli anni romani rappresentano per Joseph il vero punto di svolta della sua già lunga e promettente carriera. Presso lo studio di Via del Gesù si incontrano le più autorevoli personalità dell’epoca della danza italiana, un vero e proprio crocevia di coreografi, ballerini, giornalisti, critici, scenografi e appassionati del mondo della danza.
Il libro, che racconta della nascita di un sogno e della sua realizzazione, è un’autobiografia e, allo stesso tempo, un affresco della New York fine anni 60 e primi anni 70, e di Roma, città che è diventata la sua seconda casa. Tra ricordi, digressioni, pensieri e recensioni tratte dai giornali dell’epoca, il libro è un inno all’arte della danza e a tutti quelli che sono stati i suoi più grandi protagonisti. Il tutto raccontato attraverso gli incontri, il lavoro e gli amori di un uomo che non aveva mai immaginato di entrare nei libri di storia come uno dei pionieri di un nuovo modo di vedere l’arte coreutica, un teatro di danza che l’Italia non aveva mai visto prima.
di redazione digital
29/04/2022