Il 10 ottobre si celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale, eppure, in Italia, nonostante si stia iniziando a parlare più apertamente dei problemi psicologici, persiste lo stigma sociale e lo screditamento della terapia e del ruolo degli psicologi. Secondo uno studio realizzato da TherapyChat (therapychat.com/it) piattaforma di psicologia online, in collaborazione con Ipsos, 4 persone su 10 hanno dichiarato di aver sentito la necessità di iniziare un percorso di terapia nell’ultimo anno. Tuttavia, solo il 12% degli intervistati ammette di essersi effettivamente rivolto ad uno psicologo. |
Questo dato, unito a quello emerso dalla ricerca effettuata dal Consiglio Nazionale Ordine Psicologi sulla comunità di professionisti, secondo cui le richieste di aiuto sono aumentate del 40%, denota un forte scompenso tra la crescente, non più così silente, necessità di prendersi cura della propria salute mentale, e la valorizzazione e riconoscimento dell’importanza di quest’ultima. |
Cosa si intende con il termine “ansia”? |
Secondo lo psicologo David Barlow, l’ansia si riferisce a uno stato di eccitazione che ha la funzione di prepararci a reagire a situazioni potenzialmente pericolose. Nonostante la sua importanza, quando l’ansia si manifesta in situazioni sulle quali non abbiamo alcun controllo, che non risultano realmente pericolose, o ancora quando si protrae nel tempo, può diventare problematica. In questo caso essa può presentarsi in diversi modi: |
· A livello cognitivo, attraverso preoccupazioni eccessive e incontrollate, pensieri catastrofici e difficoltà di concentrazione |
· A livello fisiologico, con una sensazione di nervosismo o ansia; tremori del corpo, insonnia, accelerazione della frequenza cardiaca |
· A livello comportamentale, come una tendenza a evitare le situazioni che generano ansia |
· A livello relazionale, attraverso difficoltà e rifiuto nei rapporti interpersonali |
Perché l’ansia è considerata una sensazione “normale” e di conseguenza banalizzata? |
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), più di 265 milioni di persone nel mondo hanno problemi di ansia, rendendola talmente diffusa da essere considerata normale. In linea di principio, si è normalizzata perché viviamo in una società in cui le preoccupazioni per il futuro sono sempre più costanti. Il consumismo di massa, la pressione dei social network e gli ambienti di lavoro competitivi hanno fatto sì che la maggior parte delle persone si preoccupi di comprare di più, di viaggiare di più, di essere più produttiva, di essere sempre impegnata, di possedere più cose, di ottenere sempre più like sui social e così via. |
Spesso, la pressione a raggiungere determinati standard di bellezza, sociali, emotivi, economici ci spingono a porre un’attenzione e uno sforzo eccessivi in molti aspetti della nostra vita, esponendoci a un forte stress psicologico. La normalizzazione di questa costante necessità di soddisfare aspettative eccessivamente alte, porta ad una conseguente accettazione degli stati emotivi che ne derivano, quali ansia, preoccupazione, incertezza e timore. Si tratta dunque di un circolo vizioso che può avere conseguenze problematiche sulla vita quotidiana delle persone. |
L’ansia è considerata un sintomo o un disturbo? O può essere entrambi? |
I disturbi d’ansia sono un insieme di manifestazioni fisiologiche, cognitive, comportamentali e interpersonali generate da una difficoltà a regolare i livelli di quest’ultima in un particolare contesto. Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), questi disturbi si distinguono dall’ansia da minaccia normale o attesa perché sono eccessivi e persistono per un periodo di tempo prolungato. Tra i disturbi d’ansia più noti ci sono: |
· Ansia generalizzata |
· Ansia sociale |
· Fobie specifiche |
· Disturbo di panico e agorafobia |
D’altra parte, però, l’ansia può essere anche un sintomo presente nella maggior parte dei problemi o delle malattie mentali e fisiche. Dato che si tratta di una risposta anticipata a una situazione di pericolo, è comprensibile che possa verificarsi in presenza di condizioni cliniche note come depressione, traumi psicologici, dolore cronico, cancro, malattie cardiovascolari e altro ancora. |
Quando l’ansia diventa un problema? |
Bisogna prestare attenzione a quando si manifesta, alle situazioni che fanno scaturire un simile sintomo e con che frequenza. Ad esempio, anticipare conseguenze negative che non si sono ancora verificate o valutare situazioni neutre o sicure come pericolose. In casi più gravi, questo stato d’animo può portare alla mancata capacità di regolare o stabilizzare sintomi e comportamenti ad esso associati. |
Tuttavia, va notato che, oltre alla frequenza e alla durata dell’ansia, l’indicatore chiave è l’interferenza di quest’ultima con la vita quotidiana della persona. In altre parole, se l’ansia è così forte da impedire lo svolgimento di attività come lo studio, il lavoro o influisce sulle relazioni interpersonali, si può parlare di un problema d’ansia rilevante. Le persone con alti livelli di ansia non solo sono costantemente preoccupate, ma possono anche mettere in atto comportamenti evasivi nei confronti di determinati contesti o altri individui, generando conseguenze negative sulla propria vita di tutti i giorni. |
In tal senso, attacchi d’ansia sempre più continui e ravvicinati nel tempo sono sicuramente un campanello d’allarme importante da non sottovalutare. Indice di uno stato emotivo che richiede di essere osservato e affrontato con il giusto supporto. In un’epoca sempre più fortemente interconnessa e rapida, è fondamentale rallentare i propri ritmi per ritrovare il proprio benessere, anche quello emotivo. Prendere quindi consapevolezza del proprio stato mentale e volersi rivolgere ai professionisti è il primo passo, non solo verso un ritrovato equilibrio, quanto un gesto dovuto nei confronti della propria salute mentale. |
10/10/2022
di redazione digital