Volano in alto i sogni. Spesso raggiungono vette vertiginose.
È verso l’alto che lo sguardo viene rivolto quando si esprime un desiderio, una speranza, nell’auspicio che venga esaudito.
Ed è in alto, sollevate e sorrette, che si trovano le innumerevoli bambole del WALL OF DOLLS in via Edmondo de Amicis 2, a Milano.
Sabato 21 giugno, dalle 16:00, è stato inaugurato l’happening per portare sulle strade milanesi il tema della violenza sulle donne.
Evento organizzato da Joe Squillo e sostenuto da Rosaria Iardino, in collaborazione con Intervita Onlus, organizzazione che si batte tutti i giorni per i diritti delle donne, ha visto la partecipazione, lungo tutta la durata dell’happening (protratto fino a sera) di un flusso costante di gente, riunita a sostegno di questa campagna.
Diversi gli interventi, anche di personaggi provenienti da diversi ambiti professionali:
Stilisti, cantanti, artisti, scrittrici, giornaliste…
Ad ogni minuto battuto dalle lancette di orologi analogici o dai circuiti elettrici di un cellulare, il muro di via Edmondo de Amicis 2 si gonfiava di bambole, pupazzi, insegne. Una donazione continua per incrementare l’idea che sostiene l’intera iniziativa:
la lotta per la libertà della donna, per la riabilitazione di una identità spesso perduta, distrutta, macchiata dall’odio, dalla disperazione, dall’angoscia, dalla paura, dalla solitudine. Una lotta che deve riunire per rafforzare, per far sentire la propria voce, anzi le voci di quella forza femminile troppo spesso umiliata dall’aggressione dell’uomo.
Il muro resterà vivo sulla strada costantemente percorsa da pullman, taxi, auto, moto e pedoni. Per un anno. Un anno in cui visibile sarà l’intenzione di cambiare la situazione di emergenza sociale, civile e morale attuale.
Ma ad apertura dell’evento, è subito emerso un fatto scioccante: durante la notte alcune bambole sono state rapite da qualche ladro.
E rapite sì, non rubate.
Per fortuna le bambole appese, scampate al furto, continuano a ricevere sostegno da nuove arrivate. E non solo bambole comprate in qualche negozio di giocattoli, ma veri e propri artefatti. Sembra proprio di poter parlare di costruzione di vite, di identità, di esistenze.
Il primo ospite a salire sull’esiguo palchetto costruito davanti al muro è Giusy Ferreri, con la sua bambola realizzata da Giacomo Gasparro.
A seguire Valentina Pitzalis che ha messo a disposizione delle coscienze dei presenti la forza di volontà della donna che è stata vittima ed è riuscita a risollevarsi, a combattere e a rinascere. E a far emergere il sorriso perché “nessuno può toglierti il sorriso”.
Poi tante scrittrici per testimoniare con le parole, racconti, storie e poesie.
E allora Giovanna Campo che legge alcuni pezzi del romanzo in forma di diario scritto a quattro mani; Stefania Nascimbeni con il suo romanzo rosa “tutti pazzi per Gaia” che fa sperare in un happy ending; Cristina Obber che introduce il discorso del problema del riconoscimento della violenza, che non è solo fisica, e lancia un appello per spiegare l’importanza della consapevolezza (lei in giro da due anni in Italia per introdurre il tema della violenza sulle donne nelle scuole); Fiorella Cappelli che ci legge la sua forte e incisiva poesia Stupro; Valentina Laterza che illumina con le sue parole e la lettura della sua poesia il concetto del tempo mai scindibile dalla vita; e poi Vittoria Eltanin che avanza l’ipotesi della connessione tra alimentazione e violenza, sostenuta da diversi studi scientifici e statistici, contenuta nel suo libro “Aida, la Salute di Eva”.
Anche Ivana Stagno raggiunge l’happening per appoggiare l’iniziativa, accompagnata dalla sua bambola che andrà a sviluppare il muro.
A confermare e ad esaltare la necessità dell’unione di tutte le donne in questa impresa universale è la presenza di donne di diversa nazionalità.
Latino America, New York, Eritrea, Filippine…un climax ascendente di partecipazione sentita e urlata.
Mildred Hanciles, giornalista del Sierra Leone e autrice del libro “Il prezzo del coraggio”, dice con fermezza:
Tu hai toccato le donne, hai colpito una roccia. Tu verrai schiacciato.
Ma il microfono con cui far sentire la propria voce è collettivo, democratico. E ben presto diverse sono le donne a salire sul palco per poter partecipare con la loro testimonianza e i loro pensieri.
In seguito, anche alcuni uomini hanno deciso di condividere con tutti pensieri ed emozioni.
“ho la pelle d’oca per ciò che è stato detto oggi”;
“io, da uomo, piango per il dispiacere del dolore a voi arrecato dagli uomini”.
All’interno dell’edificio al numero civico 2 è possibile coinvolgere le proprie emozioni e sentimenti con un esposizione permanente che amplifica il forte tema affrontato e trattato.
Foto e testo di Chiara Mura